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Vita del supplente precario alle prese con la scuola italiana

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Ad un certo infido punto della sua storia, la scuola ha generato un nuovo stile di vita: il precario. Per carità, non che il precariato non esista anche in altri settori, perònel caso scolastico se ne èfatta una vera e propria arte. Questa figura di supplente evanescente brucia in soli nove mesi la sua effimera vita, per poi scomparire magistralmente in una nuvola di fumo, degna del trucco di un abile illusionista. Si aggira tra le classi da settembre a giugno penando faticosamente dietro elenchi ostili di nomi ogni anno nuovi, facce nuove, storie nuove tutte da imparare in fretta nelle nebbie disorientanti di un settembre al cardiopalma. E già, perchéil precario vive questo mese di fine estate come un penoso calvario masticando parole un tempo sconosciute come disponibilità, assegnazione provvisoria, dop, dos o graduatorie ad esaurimento (e qui l’evidente riferimento all’esaurimento nervoso del docente). Con un darwiniano senso di adattamento il camaleontico insegnante si plasma ogni anno in risposta al cambiamento: scuola diversa, indirizzi di studio diversi, programmi diversi, colleghi diversi. Non ha diritto alla stabilità, in una sorta di evoluzione al contrario che lo rivede da stanziale a itinerante. Quale il prossimo passo? da bipede a quadrupede?

Il supplente precario viene guardato dagli stessi studenti come un walking dead man. Perchéèproprio questo: un condannato a morte estiva, una specie di malato terminale a cui restano pochi mesi e poi via, un bel calcio nei paesi bassi e chi si è visto si èvisto. Premuto il tasto eject il professore scaduto lascia la sua cattedra e quei compiti per le vacanze che nessuno controllerà e torna a sedersi in panchina in attesa di convocazione, sgomitando su una graduatoria troppo stretta, racimolando punti come una casalinga al supermercato, solo che qui non si vincono servizi di piatti ma ore di servizio. Il docente precario èil figlio di una logica malata, partorito nelle doglie di una scuola che fino ad oggi éstata tagliata di qua e di làtirando da ogni lato una coperta troppo corta che lascia ahimè sempre scoperti i piedi.