Cosa vedere a Chernobyl

Sembra quasi strano apprendere che, a distanza di oltre 30 anni da uno dei maggiori disastri nucleari della storia del nostro pianeta, Cherobyl sia diventato una meta turistica molto apprezzata dai viaggiatori. Basti pensare infatti che nel 2017 sono stati oltre 60mila i visitatori di questa città che potremmo definire quasi fantasma. Ma cosa c’è da vedere a Chernobyl? E il posto può essere considerato totalmente sicuro o c’è ancora rischio di contaminazioni? Devono essere prese delle precauzioni? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza sull’argomento.
Era il 26 aprile del 1986 quando il reattore numero 4 della centrale nucleare Lenin, nell’allora Unione Sovietica, situata al confine tra Ucraina e Bielorussia, prese fuoco dando avvio alla tragedia. Per ann questa porzione di territorio è stata completamente abbandonata dall’uomo e messa in sicurezza per evitare che le radiazioni potessero ancora propagarsi ma già da alcuni anni, Chernobyl è considerato una meta turistica a 5 stelle sui principali portali del settore e vengono organizzati tour specifici all’interno della città delle durata di 1 giorno, e in alcuni casi anche di 2. I tour avvengono all’interno della cosiddetta Zona di Esclusione, compresa in un raggio di 30 chilometri dal luogo dove avvenne l’esplosione, e che nonostante rappresenti ancora una delle zone più contaminate, ha avuto il via libera dal governo bielorusso all’apertura del turismo delle persone maggiorenni. Ciò ha comportato che la città sia diventata in breve tempo capitale di un fenomeno chiamato “disaster tourism” ossia di quelle persone che si recano sui luoghi dove si sono verificate le principali catastrofi per visitarle e immortalarle con il proprio smartphone.
All’interno della zona che abbiamo citato non è possibile vivere nè tantomeno avviare un’attività commerciale, anche di tipo turistico, anche se su quest’ultimo punto c’è stata un’apertura. Infatti è possibile compiere un giro turistico all’interno della zona di esclusione a condizione che vengano rispettate una serie di rigide norme in termini di alimentazione, di vestiario e comportamentali per evitare qualsiasi rischio di contaminazione.
L’aumento del flusso turistico, dovuto anche alla serie televisiva sulla città che ne ha aumento la visibilità, deve essere gestito con attenzione in quanto alcune zone della città risultano contaminate in misura maggiore rispetto alle altre. Proprio per questo motivo è importante non consumare alcun tipo di alimento durante il tour, non toccare nulla e indossare abiti coprenti e scarpe chiuse e soprattutto non cercare di portare via sassi o altri oggetti come souvenir.
Ma veniamo al tour. Per arrivare a Chernobyl, dopo essere atterrati a Kiev, è necessario prendere un autobus che in 2 ore permetterà di arrivare a destinazione. Sarà effettuato un primo controllo a Dytiatky, per poi superare il ponte sul fiume Uz per iniziare a vedere i primi paesi fantasma che sorgevano nell’area limitrofa alla centrale nucleare. Una volta arrivati alla città di Chernobyl sarà possibile vedere subito la cattedrale, il museo, il monumento “a coloro che salvarono il mondo” e il parco nato in omaggio ai villaggi che sono stati abbandonati. A questo punto si passa alla zona cuore del disastro dove si vede immediatamente il sarcofago che contiene il reattore numero 4, una costruzione in cemento armato realizzata dopo l’incidente, per evitare la fuoriuscita continua di radiazioni. Durante queste visita sono visibili inoltre alcune basi militari sovietiche tenute nascoste prima del disastro e la tipica foresta rossa: si tratta di un’area boschiva nella quale le radiazioni hanno comportato che gli alberi acquisissero una particolare colorazione rossastra. In questa zona le uniche specie viventi sono gli animali selvatici che si sono impossessati della foresta e che qui vivono indisturbati. L’intera zona è interdetta all’uso abitativo, ad eccezione di circa 500 persone che hanno ottenuto il permesso di continuare a vivere qui in quanto lavorano all’interno della centrale. Tutto il paesaggio è particolare e dotato di un fascino misterioso in quanto ogni oggetto si è fermato nel momento in cui si è verificata la tragica esplosione. Aspetti del paesaggio che colpiscono immediatamente i turisti sono i cosiddetti “capelli di Elena” cioè dei fasci di combustile nucleare aggrovigliati e la natura che si è nuovamente impossessata di tutta la zona e che è diventata assolutamente selvaggia. Il tour permette di visitare anche la vicina città di Prypat, una vera e propria città fantasma che era abitata da quasi 50mila persone; lungo le strade di questa cittadina si incontro scuole e asili in completo stato di abbandono, uffici e negozi deserti e addirittura un parco divertimenti che era sul punto di essere inaugurato. Al termine del tour è obbligatorio inoltre sottoporsi ad un controllo in un’apposita struttura per verificare il livello di radiazioni.
Per quanto riguarda i costi da sostenere per la visita alla Zona di Esclusione, dipende da diversi fattori come il numero di persone o il periodo dell’anno ma in ogni caso oscilla da un minimo di 90 a un massimo di 160 euro a persona.